GUGLIELMO FERRERO
LA ROVINA
DELLA
CIVILTÀ ANTICA
TRADUZIONE ITALIANA DI
LEO FERRERO
EDIZIONI ATHENA
1926
MILANO — Via Vigentina, 7-9
PROPRIETÀ LETTERARIA
I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati pertutti i paesi, compresi la Svezia, la Norvegia e l’Olanda.
Copyright by G. Ferrero 1925
Si riterrà contraffatto qualunque esemplare diquesta edizione che non porti il doppio timbroa secco della Società Italiana degli Autori.
— Arti Grafiche G. MONFRINI — Milano — Via Vigentina, 33 —
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I cinque capitoli di questo libro furono scrittiin francese per la «Revue des deux mondes»,e pubblicati in altrettante puntate dellafamosa rivista. Il fastidio di tradurmi da me,e la ripugnanza di farmi tradurre da un estraneonella mia propria lingua, hanno ritardatosin’ora questa pubblicazione, per quanto dame desiderata. Trovato finalmente un traduttore,che non era l’autore e che non era neppureun estraneo, sono lieto di offrire questo piccololibro al pubblico italiano.
Questo piccolo libro racconta in succinto eindaga uno degli episodi più grandiosamentetragici della nostra storia della nostra civiltà.Sebbene l’Europa sia oggi molto più ricca colta,[6]potente, che 17 secoli fa, credo non sia deltutto inutile, in questi tempi difficili, ritornareper un momento a questa grande esperienzadel passato. Essa può mostrarci alcuni pericoli,che minacciano la nostra civiltà, come già distrusserola civiltà antica. Con questo spiritoil libro è stato scritto, e con questo spirito speroche sarà letto.
G. F.
Firenze 1 Febbraio 1926.
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È convinzione di molti che la civiltà anticasi sia spenta a poco a poco, dopo un’agoniadi secoli; ma bisogna persuadersi, quando almenosi consideri l’Occidente, che la verità ètutt’altra. Allorchè l’imperatore AlessandroSevero fu trucidato dalle legioni, nel 235 dopoCristo, la civiltà antica era ancora intattain Europa, in Africa, in Asia. Nei templi edificatie restaurati durante gli ultimi secoli, conla magnificenza della prosperità, gli dei grecie romani, e gli dei indigeni ellenizzati o romanizzatidelle provincie vegliavano ancorasull’ordine e sulla prosperità dell’impero. Dalfecondo seno del politeismo era nato, nei due[8]ultimi secoli, un culto nuovo: il culto di Romae dell’Augusto, che al principio del terzosecolo unificava ancora, dal Reno all’Eufrate,la maestosa vastità dell’Impero. Una misturacosmopolita di romanismo, di ellenismoe di orientalismo si stendeva su tutte le provinciecome una vernice luccicante sopra una rusticaterracotta. Due aristocrazie, l’imperiale,vivente in Roma, e la provinciale, disseminatanelle città minori, erano preparate o dallacultura greca o dalla cultura latina o datutte e due, a governare l’Impero con saggezza,giustizia e magnificenz