LANCIATI DA
MARINETTI — BOCCIONI — CARRÀ
RUSSOLO — BALLA — SEVERINI
PRATELLA
M.me DE SAINT-POINT — APOLLINAIRE
PALAZZESCHI
MOVIMENTO FUTURISTA
diretto da F. T. MARINETTI
POESIA
F. T. MARINETTI — PAOLO BUZZI — A. PALAZZESCHI — E.CAVACCHIOLI — CORRADO GOVONI — LIBEROALTOMARE — LUCIANO FOLGORE — G.CARRIERI — G. MANZELLA-FRONTINI — MARIOBÉTUDA — AURO D’ALBA — ARMANDOMAZZA — DINAMO CORRENTI — FRANCESCOCANGIULLO — GIOVANNI PAPINI — ARDENGOSOFFICI — TAVOLATO — GUGLIELMOJANNELLI.
PITTURA
U. BOCCIONI — C. D. CARRÀ — L. RUSSOLO — G.BALLA — G. SEVERINI — A. SOFFICI, ecc.
MUSICA
BALILLA PRATELLA
SCULTURA
UMBERTO BOCCIONI
AZIONE FEMMINILE
la poetessa VALENTINE DE SAINT-POINT
ARTE DEI RUMORI
LUIGI RUSSOLO
ANTIFILOSOFIA
GIOVANNI PAPINI
Direzione del movimento futurista:
CORSO VENEZIA, 61 — MILANO
MARINETTI.
Pubblicato dal “Figaro” di Parigi il 20 Febbraio 1909.
Avevamo vegliato tutta la notte — i miei amicied io — sotto lampade di moschea dalle cupole di ottonetraforato, stellate come le nostre anime, perchècome queste irradiate dal chiuso fulgòre di un cuoreelettrico. Avevamo lungamente calpestata su opulentitappeti orientali la nostra atavica accidia, discutendodavanti ai confini estremi della logica ed annerendomolta carta di frenetiche scritture.
Un immenso orgoglio gonfiava i nostri petti, poichèci sentivamo soli, in quell’ora, ad esser desti eritti, come fari superbi o come sentinelle avanzate,di fronte all’esercito delle stelle nemiche, occhieggiantidai loro celesti accampamenti. Soli coi fuochistiche s’agitano davanti ai forni infernali delle grandinavi, soli coi neri fantasmi che frugano nelle pancearroventate delle locomotive lanciate a pazza corsa,soli cogli ubriachi annaspanti, con un incerto batterd’ali, lungo i muri della città.
Sussultammo ad un tratto, all’udire il rumoreformidabile degli enormi tramvai a due piani, chepassano sobbalzando, risplendenti di luci multicolori,come i villaggi in festa che il Po straripato squassae sràdica d’improvviso, per trascinarli fino al mare,sulle cascate e attraverso i gorghi di un diluvio.
Poi il silenzio divenne più cupo. Ma mentre ascoltavamol’estenuato borbottìo di preghiere del vecchiocanale e lo scricchiolar dell’ossa dei palazzi moribondisulle loro barbe di umida verdura, noi udimmo[4]subitam