ISTORIA CIVILE
DEL
REGNO DI NAPOLI
DI
PIETRO GIANNONE
VOLUME SESTO
MILANO
PER NICOLÒ BETTONI
M.DCCC.XXII
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STORIA CIVILE
DEL
REGNO DI NAPOLI
Morto re Carlo II nacque subito quella famosaquistione tra il zio ed il nipote sopra la successione delRegno; poichè dall'una parte il giovanetto Re d'Ungheriamandò Ambasciadori a Papa Clemente a dimandarl'investitura, non già come nipote, secondol'error di Tiraquello[1], ma come figliuolo di CarloMartello primogenito del Re Carlo II. Dall'altra parteRoberto Duca di Calabria, ch'era allora col Papain Avignone, diceva, che l'investitura doveasi a lui,come a figlio, e più prossimo in grado al Re morto.Fu con molte discussioni avute innanzi al Collegiode' Cardinali esaminato il punto: nel che importò moltoal Duca di Calabria l'opera di Bartolommeo di CapuaDottore eccellentissimo, ed uomo, che per avertenuto il primo luogo molt'anni nel Consiglio di ReCarlo, era divenuto per molta isperienza prudentissimo[6]in pratiche di Stato. Costui trattò con molto valorela difesa del Duca, e tra le opere di Luca diPenna, e di Matteo d'Afflitto[2] leggiamo le sue allegazionich'egli compose per questa causa. Scrisseancora per Roberto, Niccolò Ruffolo valente Dottoredi que' tempi, le cui allegazioni leggiamo impressene' volumi di Luca di Penna. E Gio. Vincenzo Ciarlanti[3]vuole, che Roberto avesse seco condotto adAvignone anche Andrea d'Isernia pur famoso Giureconsulto,perchè insieme col Capua prendesse la suadifesa. Chi sostenesse le parti di Caroberto non abbiammemoria; e se dobbiamo prestar fede a ciò, chedi questa contesa ne scrisse Baldo Perugino[4], nonfu egli presso il Papa difeso, come ad una cotal difficileed intrigata quistione si conveniva.
Ma ciò che sopra ogni altro rese al giudicio delMondo, ed agli Scrittori giusta e prudente la decisionedel Pontefice Clemente V a favor di Roberto,fu che Bartolommeo di Capua trattò questa causa nonsemplicemente da Dottore, ma dimostrò al Papa eda' Cardinali, che oltre a quella ragione, che davanole leggi al Duca di Calabria, era necessario per l'utilitàpubblica d'Italia, e del nome cristiano, che ilRegno dovesse darsi a Roberto Signor savio ed espertissimoin pace ed in guerra, riputato un altro Salomonedell'età sua; e non più tosto al giovanetto Re,il quale senza conoscimento alcuno delle cose d'Italianato, ed allevato in Ungheria, fra' costumi deltutto alieni dagl'Italiani, essendo costretto di governareil Regno per mezzo di Ministri e Baroni ungari,[7]a niun modo avria potuto mantenerlo in pace, parendoancora cosa non meno impossibile, che inconveniente,che il Duca di Calabria, il Principe di Taranto, edil Principe d'Acaja zii del Re, e Signori nel Regnotanto potenti, avessero a star soggetti a' Baroni Ungari...