E. DE AMICIS.
NOVELLE.


NOVELLE

DI

EDMONDO DE AMICIS

GLI AMICI DI COLLEGIO. — CAMILLA.
FURIO. — UN GRAN GIORNO. — ALBERTO. — FORTEZZA.
LA CASA PATERNA.

QUINTA IMPRESSIONE.
della nuova edizione del 1878, riveduta e ampliata dall'autore
con sette disegni di V. Bignami.

MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1884.


PROPRIETÀ LETTERARIA.

Gli editori hanno compite tutte le formalità richieste dalla leggee dalle convenzioni internazionali per riservare la Proprietà letterariae il diritto di traduzione.


A GONZALO SEGOVIA Y ARDIZONE

Per ringraziarvi degnamente delle cortesi accoglienteche mi faceste in Siviglia, dovreidedicarvi un libro, nel quale fossero descrittele meraviglie della vostra bellissima città natale;ma poichè quel libro non è anche fatto,e a me preme d'esprimervi la mia gratitudine,vi prego di accettare queste povere Novelle.Possiate, leggendole, pensare qualche volta all'amicolontano, echi quel desiderio affettuosoch'io sento di voi alla lettura dei vostri versigentili. Vivete sano, e godetevi i quadri delMurillo e il profumo degli aranci.

Torino, 20 luglio 1872.

Vostro
E. De Amicis.

[1]

GLI AMICI DI COLLEGIO.

[3]

[5]

I.

Molti scrivono ogni sera quello che hannofatto il giorno; alcuni tengono ricordo dellecommedie sentite, dei libri letti, dei sigarifumati; ma c è uno su cento, su mille, chefaccia una volta l'anno, o che abbia fatto unavolta in vita sua, l'elenco delle persone checonosce? E non intendo dire di quei pochi,con cui si ha che fare, o che si vedono, oa cui si scrive; ma di quel gran numero dipersone, viste altre volte, che forse non rivedremo,e che pur tornano ancora alla mentemolto tempo dopo che si son lasciate, a manoa mano più di rado, fino a che scompaionoaffatto, e non ci si pensa mai più. Chi di noi[6]non ha perduto la memoria di cento nomi esmarrito la traccia di cento vite? Eppure èuna gran perdita per l'esperienza, e io ne sontanto persuaso, che, se ricominciassi a vivere,vorrei spendere mezz'ora al giorno nel noiosolavoro di notar nomi e casi di persone, anchele più indifferenti.

Che storia intricata e strana mi ritrovereitra le mani, se avessi serbato ricordo di tuttii miei compagni delle prime scuole; e continuatoa chiederne notizie qua e là, via viache se ne presentava l'occasio ne, e tenutodietro, in qualche modo, alle vicende principalidi ciascuno! Ora, di quelle due o tre centinaiadi ragazzi che conoscevo, venti o trenta appenami son rimasti nella memoria, e so dovesono, e che cosa fanno; degli altri non so piùnulla. Per qualche anno ho avuto davanti agliocchi l'immagine distinta di tutti: erano trecentovisi rosei che mi sorridevano, e trecentogiacc

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