ANTONIO FOGAZZARO
DISCORSO
MILANO
Casa Editrice BALDINI, CASTOLDI & C.º
Galleria Vittorio Emanuele, 17 e 80
1901
PROPRIETÀ LETTERARIA
MILANO — TIP. PIROLA & CELLA DI P. CELLA
Nota. — Il presente discorso, tenuto la primavolta in Torino l'11 aprile 1900 per invito diquella Società di Cultura, venne quindi pubblicatonella Rassegna Nazionale.
Sull'orlo di un lago bizzarro che ioamo, verde ai due capi, sottile e tortoper sinuose gole di colli selvaggi e dimontagne tragiche, sereno a mezzo ilcorso nell'arco di un golfo idilliaco, siaffaccia allo specchio maggiore delle acque[10]una densa e signorile corona di ombra.Sovente per le vie solitarie di quell'ombrafui preso dal senso di una bellezzache più si prometta di quanto si sveli.Non la scoprivo intera nel tremolar lucentedel lago tra i tronchi, nelle pensosemontagne assise a levante del bosco, nellealte scene lontane, dorate di sole, che miapparivano tratto tratto a settentrione.Mi sorgeva invece nel cuore e me loriempiva di sè l'idea di una possibileparola unica nella quale consuonasserotante diverse voci di cose; di una profondaparola di bellezza, tentante e inafferrabilecome la parola di accordi musicaliche annuncino, preparino una successivarivelazione di suoni e invece sispengano senza seguito nel silenzio. Così[11]penetrato dall'anima occulta delle coseche mi figuravo desiderosa e incapacedi esprimersi a me com'ero io di comprenderlei, movevo alla più reconditasede di quel regno di ombra dove i maggiorialberi, fronteggiandosi in giro,congiungendosi a grande altezza in un'ascensioneunica, fanno di sè ghirlanda etempio a un cupo fantasma.
Una giovine donna, bellissima, dai capelliscomposti, dalle vesti cadenti, siedelà sopra un alto seggio, piegato il bustogentile in avanti, puntati i gomiti alleginocchia, strette le guance fra i pugnichiusi, fissi gli occhi tordidi nel vuoto.Il viso rivela una intelligenza forte cheaffonda nella follia. Nessuna cura stringepiù costei nè del mondo nè di sè. Nessun[12]vivente presuma, per esserle statocaro, poterle recar conforto. Ella nontorcerebbe un momento gli occhi suoiavidi dalla visione di angoscia che laimpietra; e tuttavia ci balena che possarepente balzar dal seggio con uno strido,avventarsi là dove guarda, tanto potentevita spirò nel marmo il grande artistache le pose nome «Desolazione». Sisoffre davanti all'alta Dolorosa, e sigode intensamente di soffrire. Ci partiamopensosi e la visione di lei ne persegueal sole, per le ombre che il ventoscompiglia, lungo le rive sonore del lagoscintillante. Non ci guasta l'incanto deicolori e dei suoni ma vi spira una malinconiasegreta che lo rende più soave,infonde alle voci delle cose un accento[13]nuovo e profondo. Pare che l'enigmadi bellezza oscura onde avemmo dianziturbato il cuore vi ritorni, lo prema piùforte, quasi vi si disveli. I susurri delfogliame paiono prima dire dire incalzandoe poi dolersi, nel venir meno, dinon essere intesi.
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